Test salivari per trovare i contagi da coronavirus

Finalmente ci siamo, dopo un periodo di sperimentazione è stato autorizzato l’uso dei test campioni di saliva per intercettare i contagi da coronavirus. I cosiddetti test salivari vengono ormai comunemente utilizzati quando non è possibile ottenere un tampone molecolare o un test rapido antigenico, le due tipologie autorizzate finora. L’autorizzazione all’utilizzo di questi test salivari è stata concessa con una serie di prescrizioni e accorgimenti: dovranno essere eseguiti «preferibilmente entro i primi cinque giorni dall’inizio dei sintomi» e inoltre sono indicati negli individui non sintomatici solo se sottoposti a screening ripetuti «per motivi professionali o di altro tipo, per aumentare l’accettabilità di test ripetuti». In particolare possono essere utilizzati nelle RSA e nelle scuole, ma anche negli ospedali.

In merito ai test nelle scuole, nella circolare del ministero si legge che «i dati sull’uso della saliva in pazienti pediatrici sono limitati anche se, data la semplificazione della tecnica di prelievo i test salivari possono rappresentare uno strumento utile per il monitoraggio e controllo dell’infezione in ambito scolastico. Alcuni studi pubblicati nel 2020 hanno rilevato sensibilità comprese tra il 53 e il 73%». Se un test ha un’ottima sensibilità, è basso il rischio di falsi negativi (persone positive non rilevate). Con un’ottima specificità, allora è basso il rischio di falsi positivi (persone non contagiate segnalate come positive). Gli esiti dei test salivari, anche se effettuati da laboratori, strutture e professionisti privati accreditati dalle Regioni, devono essere inseriti nel sistema informativo regionale così come accade per i tamponi molecolari e i test rapidi antigenici.

Un grosso aiuto arriva da questo utilizzo dei test campioni di saliva in quanto secondo gli esperti il prossimo autunno sarà il periodo cruciale per capire l’andamento della pandemia. Le libertà, le restrizioni sempre meno pressanti, la mascherina non obbligatoria all’aperto, sono forse sintomo di una tregua che il coronavirus ci sta concedendo, o almeno crediamo che sia così. Sono in molti tuttavia, soprattutto tra gli esperti, che prevedono che la situazione possa nuovamente peggiorare subito dopo l’estate, diciamo tra fine settembre e ottobre. Chi si è in qualche modo esposto in tal senso, non escludendo addirittura nuovi lockdown a ottobre, è il consulente del ministero della Salute Walter Ricciardi, ospite a ‘The Breakfast Club’, su Radio Capital. A sostegno delle parole di Ricciardi, riportate anche da Il Tempo, è anche Hans Kluge, direttore dell’Oms. Kluge precisa che ci siano “tutte e tre le condizioni per una nuova ondata di decessi e per un eccesso di pressione ospedaliera dovuta al COVID-19 prima dell’autunno”. Il tutto, secondo Kluge, dovuto a “nuove varianti, copertura vaccinale non sufficiente e aumento dei contatti sociali”. Il direttore si è detto convinto che “ci sarà una nuova ondata nella regione europea”. Ricciardi ritiene tuttavia che ci siano tutte le possibilità per evitarlo. “Se continuiamo a rispettare tutte le misure che ancora sono in vigore e intensifichiamo ancora più le vaccinazioni”, ha commentato. “Se invece non lo facciamo, ci sarà un aumento dei casi e non si può escludere che vengano introdotte misure che riducano la mobilità”. L’esercito dei test salivari è un’arma in più ed è stato già messo in campo.

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