Test antidroga sul lavoro: in cosa consiste e chi lo deve fare

Pubblicato per la prima volta nella Gazzetta Ufficiale dell’8 ottobre 2008, l’obbligo di test antidroga per alcune categorie di lavoratori è stato successivamente ampliato dal Ministero della Salute.

Le finalità dell’obbligo risiedono nella volontà di limitare gli incidenti sul lavoro. Le sostanze psicoattive individuate dai test, tra cui rientrano la cocaina e il THC, causando alterazioni della percezione e stati allucinogeno, possono mettere in pericolo l’incolumità del lavoratore e di chi gli sta intorno, quando questo svolge attività ad alto rischio.

I costi dei test antidroga per la medicina del lavoro sono interamente a carico dei datori di lavoro, i quali hanno l’obbligo di sottoporre i propri dipendenti impiegati in specifiche mansioni a controlli periodici. In questo articolo cercheremo di capire cosa sono i test antidroga e chi è obbligato a sottoporsi all’esame.

I test antidroga per il lavoro: cosa sono e come si effettuano

I test antidroga sono esami specifici che permettono di scoprire se il lavoratore fa uso di droghe. A seconda del test, possono essere oggetto di analisi le urine, la saliva, il sangue o i capelli.

Tra i test antidroga più comuni rientrano quelli per le urine, i cui kit sono acquistabili anche in farmacia. Questi possono essere eseguiti rapidamente, senza bisogno di ricorrere a laboratori specializzati, e i risultati sono altamente affidabili.

Al contrario, i test basati sull’analisi del sangue richiedono analisi più complesse, effettuabili solo presso centri attrezzati.

Quando un datore di lavoro assume un nuovo lavoratore e lo assegna a una delle mansioni che rientrano tra quelle oggetto di verifica, deve fare richiesta al medico del lavoro di accertare l’idoneità del soggetto. Il medico provvederà, tra le altre cose, a sottoporre il lavoratore a un test antidroga per assicurarsi che non assuma sostanze psicoattive. Gli esami andranno poi effettuati periodicamente.

Chi ha l’obbligo di sottoporsi al test antidroga

La legge italiana individua alcune categorie di lavoratori che hanno l’obbligo di sottoporsi periodicamente al test antidroga. Si tratta principalmente di personale il cui lavoro prevede un carico di responsabilità elevato. Tra le categorie individuate rientrano:

  • gli autisti addetti al trasporto di persone, come gli autisti di autobus e treni;
  • gli autotrasportatori addetti al trasporto di sostanze pericolose
  • il personale che maneggia sostanze pericolose
  • gli addetti delle centrali nucleari
  • i medici
  • il personale con porto d’armi
  • gli operai addetti alle costruzioni
  • i lavoratori impiegati nelle miniere.

Si può rifiutare il test antidroga?

Se un lavoratore impiegato in uno degli ambiti ritenuti ad alto rischio rifiuta di sottoporsi al test antidroga, può incorrere in sanzioni.

Dopo il primo rifiuto, verrà fissato un nuovo test entro i dieci giorni successivi; in caso di secondo rifiuto, il lavoratore potrà o essere assegnato ad altra mansione, con carico di responsabilità inferiore, o sospeso dal lavoro. Chi rifiuta il test, può inoltre subire un arresto della durata di 15 giorni o una sanzione che potrà arrivare fino a 309 euro.

 

Positività al test antidroga sul lavoro: ecco cosa succede

Dal 2008 la legge italiana prevede che determinate categorie di lavoratori si sottopongano periodicamente ai test antidroga.

I Test antidroga per la medicina del lavoro sono esami che vengono effettuati dal medico del lavoro su incarico del datore di lavoro che servono per valutare la presenza nelle urine, nella saliva, nel sangue o nei capelli del lavoratore di sostanze psicotrope e allucinogene.

L’assunzione di tali sostanze, incidendo sulle capacità percettive, fisiche e psichiche del soggetto, può essere causa di incidenti gravi o mortali che potrebbero coinvolgere non solo il lavoratore stesso, ma anche terzi.

Cosa succede se si risulta positivi al test antidroga? Scopriamolo insieme in questo articolo.

Cosa succede in caso di positività al test antidroga

Per prima cosa, precisiamo che il test antidroga per i lavoratori appartenenti a determinate categorie è obbligatorio. Questo significa che non è possibile sottrarvisi e, in casi di rifiuto, si rischiano l’arresto per 15 giorni, una multa da 309 euro e, in casi estremi, persino il licenziamento.

Ma cosa avviene se, in seguito all’esame, venisse rilevata la positività a una delle sostanze vietate?

Innanzitutto il medico del lavoro, rilevata la positività, ne informa il lavoratore, inviandolo al Ser.T. Qui il lavoratore verrà sottoposto a ulteriori accertamenti per capire se soffre di una dipendenza da sostanze stupefacenti o se il suo è un uso sporadico. Finalità del servizio è quello di inserire il soggetto in un percorso di recupero che lo aiuti a superare la dipendenza.

Certificata la positività, il lavoratore dovrà essere sospeso dalle mansioni ad alto rischio e, se ritenuto opportuno, potrà svolgere, per lo stesso datore di lavoro, un’attività non pericolosa.

Nei 6 mesi successivi, dovrà essere sottoposto a dei controlli a sorpresa da parte del medico del lavoro; nel caso in cui venisse trovato sempre negativo al test, potrà essere reintegrato nel lavoro precedente. In caso contrario, dovrà intraprendere un percorso di riabilitazione al fine di mantenere il proprio impiego.

Test antidroga: le soglie di positività

La legge italiana prevede delle soglie minime di concentrazione delle varie sostanze psicotrope nel sangue, nelle urine e nella saliva.

In particolare, il lavoratore verrà ritenuto positivo al test laddove la concentrazione risultasse pari a:

  • 4 ng/ml in caso di eroina
  • 25 ng/ml se si è assunto THC
  • 30 ng/ml per la cocaina
  • 40 ng/ml in caso di assunzione di anfetamine, metanfetamine, oppiacei e morfina
  • 50 ng/ml in presenza di ecstasy.

Il CBD viene rilevato dai test antidroga per il lavoro?

La risposta è no. Pur trattandosi di una molecola estratta dalla Cannabis Sativa, il CBD, a differenza del THC, non ha proprietà psicoattive e allucinogene, e non causa dipendenza. Questo significa che non si tratta di una droga e che i test non ne rilevano la presenza.

Chi fa uso di CBD può stare tranquillo, in quanto questo viene estratto da piante di canapa con un contenuto di THC inferiore allo 0,2%. Questa percentuale non dovrebbe influenzare l’esito del test.

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