Conoscere tutti i metodi per tutelare la propria situazione può essere molto comodo, soprattutto in alcuni momenti della vita.
Ecco perché risulta fondamentale conoscere alla perfezione tutto quello che fa capo alla previdenza complementare. Ma su che cosa si basa questa risorsa e quali vantaggi possono derivare dalla sua istituzione?
Che cos’è la previdenza complementare?
Quando si parla di previdenza complementare ci si riferisce ad una risorsa pensionistica che può aggiungersi alla pensione classica disposta dalla legge, risalente al 1993.
Questo tipo di agevolazione è riconosciuta dai contratti collettivi ma anche dai vari accordi lavorativi stabiliti nel corso degli anni. Ovviamente è necessario essere in possesso di alcuni requisiti per poter presentare la richiesta di previdenza complementare.
Fra questi è richiesto il contributo presso un fondo chiuso appartenente ad un certo territorio, oppure si può scegliere un fondo aperto fra cui banche e assicurazioni. Questi sono i fondi fra cui il contribuente può effettuare la propria scelta e la loro presenza può essere verificata su di un portale apposito.
Scegliere di investire in questo settore vuol dire prendere in considerazione l’idea di tutelarsi ancora di più in un ipotetico futuro. Dobbiamo quindi descrivere questa risorsa come un sistema che permette di integrare delle piccole entrate, che si vanno ad aggiungere alla pensione mensile.
Quali sono i vantaggi offerti dalla previdenza complementare?
Chi decide di contribuire alla previdenza complementare può beneficiare di una lunga lista di vantaggi. Il primo fra questi riguarda uno sconto sulle tasse che bisogna pagare durante l’anno. Ogni contributo versato ad un fondo di previdenza complementare può essere detratto dal reddito fino alla soglia dei 5.000 €. È possibile inoltre destinare il TFR o parte di questo ai fondi di previdenza complementare, optando per due soluzioni diverse.
La prima di queste viene dominata come conferimento esplicito e si verifica quando il TFR viene versato dal contribuente in maniera autonoma. Nella seconda ipotesi invece, si parla di conferimento tacito, qualora il lavoratore non esponga una scelta in merito.
Per scegliere questa opportunità basta comunicare le proprie intenzioni al datore di lavoro e compilare il modulo indicato. È possibile inoltre integrare la previdenza complementare alla pensione obbligatoria, che potrebbe comportare ulteriori benefici con il passare dei mesi e sulla base dei contributi versati.
La previdenza complementare è dunque un sistema flessibile che è possibile personalizzare a seconda delle proprie esigenze personali. Esistono poi delle regole di vigilanza che non fanno altro che ampliare la possibilità di rendimento, che è già aumentata molto rispetto agli ultimi anni.
La regione, in alcuni casi, può contribuire: tra i motivi di intervento rientrano le difficoltà economiche di un nucleo familiare. Stesso discorso nel caso in cui si debba protendere per l’assistenza dei figli o per tutelare eventuali omissioni contributive.
In caso di decesso, esiste anche l’opportunità di designare eventuali beneficiari proprio laddove il contribuente principale venisse a mancare.
Quando si può richiedere la previdenza complementare?
In seguito all’allungamento della vita media è stata innalzata l’età che permette all’individuo di andare in pensione. Per poter procedere a questa richiesta è quindi necessario aver raggiunto l’età minima e aver versato l’indennità contributiva prevista dalla legge.
É poi doveroso comunicare la propria posizione agli enti preposti per l’erogazione della risorsa. É possibile identificare la previdenza complementare come una valida soluzione in termini di risparmio.
Ogni lavoratore può ricorrere a questo strumento anche nel momento stesso in cui si approccia al mondo del lavoro. Ciò non fa altro che generare un accumulo di denaro che si potrà percepire in un secondo momento.
È altresì indicato per il lavoratori dipendenti, che possono beneficiare di questo servizio grazie al contributo del datore di lavoro. Il titolo in questione può essere utilizzato anche in altri momenti, come nel caso in cui ci si ritrovi in grandi difficoltà economiche o si risulti essere vittima di licenziamento.
L’importo di cui si potrà godere dipende dal valore dei contributi versati durante la carriera lavorativa; da tutti i costi sostenuti; dalla durata complessiva della contribuzione e dai rendimenti che si possono ottenere con il passare del tempo.
Come si fa ad aderire alla previdenza complementare?
Non esistono limiti di adesione a questa iniziativa e per essere certi di compiere ogni passaggio nella scelta migliore è preferibile rivolgersi a degli esperti del settore.
Rivolgersi all’, per esempio, consentirà di ottenere ulteriori delucidazioni in merito, nonché il supporto degli esperti in ogni fase della procedura.
Per aderire alla pensione di previdenza complementare è importante comunicare al datore di lavoro la destinazione del proprio trattamento di fine rapporto (TFR).
In caso di mancata comunicazione, questo verrà indirizzato sulla base di quanto previsto dal contratto aziendale. Si può poi scegliere di aderire ad un fondo aperto oppure optare per fondi pensione negoziabili.
Da non sottovalutare l’opportunità dei vari sistemi offerti dal proprio sindacato di appartenenza. Una volta terminata questa fase, si dovranno svolgere le procedure atte a vagliare la pratica: una fra queste riguarda la valutazione del proprio contratto lavorativo.
È sufficiente poi confrontare i costi applicati ed esaminare le linee di investimento per optare per la scelta più consona alle proprie esigenze.
Come contribuire al fondo di previdenza complementare?
Nella maggior parte dei casi, sarà proprio il datore di lavoro ad occuparsi della parte contributiva. Questo, in base alle disposizioni aziendali e contrattuali, dovrà versare il contributo del lavoratore in base ai calcoli previsti dalla categoria di riferimento e dalla contribuzione aziendale che, invece, viene delineata dai contratti collettivi.
L’ultimo passaggio vede il versamento del TFR futuro sempre sulla base di quanto disposto e riconosciuto dalla categoria di appartenenza. Il passaggio in questione permetterà all’individuo di puntare sulle diverse linee di investimento. Tra queste troviamo le scelte garantite e quelle bilanciate.
Nel primo caso si potrà cogliere l’opportunità di rendimento minimo o della restituzione della somma in caso di necessità. Nella seconda eventualità invece, la linea di investimento prevede la scelta di azioni e obbligazioni.
Da non escludere inoltre le linee azionarie, basate sull’acquisto e sulla vendita di azioni e poi le obbligazioni miste, che prevedono una scelta di investimento redditizio molto conveniente.